Vent’anni di sacerdozio per don Zdenek Kopriva: «La parrocchia è una famiglia»

«Facevo il chierichetto e sapevo fin da allora che la mia strada sarebbe stata quella, anche se gli eventi e le situazioni non mi hanno permesso di percorrerla subito». Una vocazione tardiva pur sopita nel cuore fin da piccolo quella di don Zdenek Kopriva, parroco di Vazia e assistente diocesano dell’Azione Cattolica, giunto al traguardo del ventesimo di sacerdozio. Nato nella Repubblica Ceca, in un paesino di trecento abitanti, Zdenek è costretto a reprimere la sua vocazione a causa del regime dittatoriale del suo Paese.

Una vita incanalata diversamente, proiettata sul lavoro «sono perito elettronico, ero impiegato nell’azienda elettrica nazionale del mio Paese, avevo la responsabilità della supervisione e revisione degli impianti, poi sono passato al commerciale, stipulavo contratti».

Ad un certo punto la vocazione inizia però a farsi più insistente, e raffiorano gli ancora nitidi ricordi d’infanzia «avevo 14 anni quando morì il mio parroco, ricordo ancora la cattedrale stracolma per le esequie, e l’omelia di un bravissimo predicatore: ho sempre avuto il desiderio di diventare come lui».

Dopo le superiori, il tentativo di intraprendere gli studi in seminario, stoppato dal regime comunista dittatoriale: «la situazione non era certamente favorevole, era stata appena redatta la Charta 77, con mio zio tra i primi firmatari: era dunque praticamente certo che non sarei stato accettato. La Chiesa non era libera, era tutto nelle mani del regime, dunque non era ancora il mio momento».

La scuola di vita e lo sviluppo della vocazione trovano terreno nella bella esperienza del servizio militare: «è stato quello il mio seminario, c’erano tanti sacerdoti e seminaristi inviati per punizione nell’esercito, abbiamo vissuto davvero un periodo bellissimo, molto ricco: ricordo il parroco che veniva a sostenerci, è stata quella la mia prima importante formazione». Amicizie forti, legami solidi che don Zdenek coltiva ancora adesso, «sono stato l’anno scorsao da lui per salutarlo e fare gli esercizi spirituali, è un uomo di grandissimo spessore».

Nel 1989, la partenza per l’Italia: «volevo scappare, non ce la facevo più, non ero libero, ed era giunto finalmente il momento di entrare in seminario. La scelta di Rieti è stata del tutto casuale, un mio amico era stato ordinato da monsignor Giuseppe Molinari, vescovo della Diocesi; fu un percorso del tutto incondizionato a portarmi qui».

Di quel 31 maggio 1998 nella cattedrale di Rieti, un ricordo nitido ma a tratti intimorente: «mi ordinò Sua Eccellenza Delio Lucarelli, fu un giorno difficile e molto complesso: facevo fatica ad entrare in nella chiesa, provenivo da un ambiente totalmente diverso, mi sono sentito spiazzato perchè non ero abituato a quel contesto».

Dopo vent’anni, la strada del sacerdozio è stata invece libera e senza impedimenti o esitazioni: «oggi posso dire di essere veramente contento di questa scelta, pur avendo avuto una strada tortuosa all’inizio ma poi è andato tutto bene, alla festa per il mio ventesimo sono venuti tutti i collaboratori dell’Azione Cattolica e anche tutti i miei ex parrocchiani di Grotti, Ville Grotti e Casette, ho sentito tanto calore. Ogni fine del mese di maggio a conclusione del mese mariano usiamo fare una celebrazione, quest’anno si è aggiunta la liturgia di ringraziamento per il mio anniversario, è stata una bellissima festa all’aperto, nel prato antistante la chiesa».

Tra le grandi passioni di don Zdenek, quella per la musica: «da piccolo facevo l’organista, mi piaceva moltissimo suonare e cantare, ma mi piaceva anche servire la messa, e le due cose non erano conciliabili. Mi è rimasto l’amore per il canto, ho fatto parte di tanti cori ed ascolto sempre con molta attenzione la musica». Un anno fa esatto, il restauro a Lugnano di un piccolo e antico organo del ‘600: «c’era la possibilità di restaurarlo, e anche se non è stato facile, ci siamo riusciti: ci tenevo moltissimo, gli organi fanno parte della mia formazione musicale e di vita: è uno strumento di dimensioni ristrette ma molto interessante, pur povero ha una grande ricchezza di suono».

Alla domanda sul come si vede tra vent’anni, don Zdenek non ha esitazioni: «ho tanti progetti dentro, mi sento molto creativo, vorrei costruire ulteriormente rapporti e relazioni tra le persone, creando una comunità unita e coesa: tra vent’anni vorrei che questa famiglia fosse davvero partecipe e collaborativa, sempre con la gioia nel cuore».